La congiura del doppio inganno by Tiziana Silvestrin

La congiura del doppio inganno by Tiziana Silvestrin

autore:Tiziana Silvestrin [Tiziana Silvestrin]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XIII

Il giorno dopo all’ora di pranzo Mocenigo era già davanti al Tridente, gettò un’occhiata all’interno, ma Matteo, di solito in anticipo, ancora non era arrivato. L’aria era troppo frizzante per aspettarlo sulla porta quindi entrò nella locanda e una ragazza esile lo fece accomodare a un tavolo.

«Cosa vi posso portare?».

«Sto aspettando un amico… tra non molto dovrebbe essere qui.»

La giovane, dopo aver apparecchiato per due, gli portò del vino rosso, olive e pane per poi dedicarsi a un altro avventore; nella sala c’erano mercanti, viaggiatori e un notaio che Mocenigo conosceva. Gustando le olive, si guardò intorno: il locale era pulito con qualche accenno di raffinatezza, alle pareti gli specchi si alternavano a mensole su cui erano esposte grandi conchiglie tra delicati vasi di vetro di Murano, un timone e un’ancora erano appesi alla parete accanto all’ingresso della cucina, le candele erano di buona cera e non di sego, inoltre, pregio non indifferente, le due ragazze che servivano erano decisamente graziose. Si infilò in bocca un pezzo di pane e un’altra oliva, ormai si era convinto di doverle mangiare tutte da solo quando una mano si allungò sul piatto prendendone un paio.

«Eccoti, tutto bene?».

«Diciamo di sì, Rebecca era sola stamattina…».

«Adesso so perché sei in ritardo, cos’hai scoperto?».

Matteo scosse la testa, mentre si avvicinava la giovane che serviva ai tavoli portando un’altra ciotola di olive e altro pane tagliato a fette.

«Bene, il vostro amico è arrivato, vedo. Volete ordinare?».

«Come ti chiami, ragazza?» chiese Matteo osservandola ammirato.

«Beatrice. Cosa volete mangiare? Oggi abbiamo riso con pesce gò, schie con aglio e olio accompagnate da una polentina tenera di farro, pesce in umido o arrosto, pan buffetto e dolci alle mandorle.»

«Pan buffetto?».

«È un pane morbido e saporito, ve lo consiglio.»

Entrambi scelsero il pesce con il pan buffetto e appena la giovane se ne fu andata Mocenigo chiese all’amico quale fosse l’idea che gli era venuta.

«Ho saputo che si è trasferito a Venezia un uomo molto abile, che ha fama di essere sempre riuscito a catturare i criminali a cui dava la caccia e voglio incontrarlo per chiedere il suo aiuto.»

L’amico lo guardò perplesso continuando a masticare le olive.

«Uno che neanche è veneziano pensi che possa scoprire chi è l’accoltellatore?» Mocenigo lo guardò perplesso. «E cosa ci fa a Venezia?».

«Non lo so… è il marito della proprietaria del Tridente, prima era il capitano di giustizia di Mantova, al servizio dei Gonzaga.»

«Ah, ma anche noi abbiamo un Capitan Grande, so che tu lo detesti ma…».

«Quello lì riesce a malapena ad arrestare i delinquenti quando sa chi sono, dove si trovano e se qualcuno li tiene fermi, figuriamoci se riesce a catturare qualcuno che non ha un volto, non si sa dove si trova e perché uccida.»

«E questo tuo ex capitano di giustizia invece sarebbe in grado di scoprirlo?».

«Da quanto ha scritto l’informatore che abbiamo alla corte di Mantova, sembra sia dotato di grande intuito e notevole coraggio, spero proprio che accetti di aiutarci.»

«Come si chiama?» chiese Antonio poco convinto.

Un uomo dall’alta statura con il viso ornato



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